La tradizione dei poeti a braccio incontra le istituzioni
di Nando Giammarini
Nella splendida cornice della sala della Regina a Montecitorio – sede della Camera dei Deputati – si è svolto ieri, 15 aprile alle ore 16.00, il convegno sul Canto a Braccio. Un importante evento dal titolo: “Improvvisamente” Arte e Tradizione. Una bellissima manifestazione impreziosita da tanti interventi di alto profilo culturale.
La poesia a braccio rappresenta un’arte antica di grande interesse storico, un patrimonio culturale popolare, quindi autentico, da custodire e valorizzare. Tanti e di elevato spessore culturale gli interventi che hanno messo in bella evidenza l’esigenza di tenere in auge la poesia estemporanea. Il ministro della cultura Sangiuliano, intervenuto al convegno con l’on. Paolo Trancassini – Questore della Camera promotore e organizzatore dell’evento, che ringrazio a nome personale e degli appassionati di poesia estemporanea – ha parlato del valore della cultura popolare che significa autenticità e identità: valori da non dispendere. A seguire l’on. Trancassini ha aggiunto: “Il nostro obiettivo è di accendere i riflettori sull’arte dell’improvvisazione, una forma d’arte antica delle aree interne patrimonio di conoscenza della nostra cultura, che rischia di estinguersi“.
“Lo Stato stanzierà 400 mila euro per salvaguardare quest’arte – ha spigato Federico Mollicone, presidente della commissione cultura della Camera dei Deputati – e con la prossima legge sui beni immateriali sarà ancor più tutelata“.
Un evento speciale che ha il merito e l’onore di dare luce e visibilità a questa arte che affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Questa forma di tradizione orale, da difendere e riportare in auge senza esitazione alcuna, era l’unico passatempo dei pastori dediti, in un clima di solitudine che doveva essere debellata, al pascolo delle greggi in montagna. Costoro, intenti ad accudire le bestiole, trascorrevano il loro tempo leggendo dei libri del Tasso, dell’Ariosto con accanto lo storico amico dell’uomo per eccellenza: il cane. Non a caso un vecchio detto popolare recita “il tascapane del pastore può essere povero di pane ma non di libri“.
Presente anche l’antropologo Mario Polia. Il canto a braccio, radicato nel mondo agropastorale del centro Italia, è una forma d’arte, tramandata oralmente di generazione in generazione, che narra le identità culturali e i valori delle comunità e dei territori. I poeti a braccio usano in fase di tenzone tra di loro l’obbligo di concatenamento. Ancora oggi viene utilizzata la stessa metrica dei grandi classici, l’ottava rima in endecasillabi, cantata a cappella e caratterizzata da toni sarcastici e intenti satirici.
Hanno partecipato alcuni sindaci del reatino, tra cui quello di Amatrice Giorgio Cortellesi, Francesco Nelli di Cittareale e per l’Abruzzo il primo cittadino di Montereale Massimiliano Giorgi. In rappresentanza del comune di Rieti presente l’assessore alla cultura scuola ed università, Letizia Rosati.
L’esibizione dei poeti Marcello Patrizi, Alessio Runci, Stefano Prati, Felice Vanni e Agnese Monaldi, hanno allietato il pomeriggio poetico.
In aula anche altri grandi poeti della caratura di Giampiero Giamogante e Marco Calabrese.